Wednesday, November 29, 2006

Joan di Brooklyn

Yesterday:
Joan as policewoman. Live @ estragon. Ore dieci.

Ammiro Sister, che si sfila la cravatta, abbandona la giacca integerrima, in quattro nanosecondi. Perché quel cuore veneto è undergroung. Così una felpa grigia col cappuccio, una coppola nera, e una pin bianca sul bavero: Jesus saves. Sister mi somiglia, volente o nolente!
Io pullover da battaglia e timberland di ordinanza.
I paggetti perfetti per Joan, in esorbitante ritardo. Pazienza, perché almeno abbiamo bevuto una birra e pucciato chiacchiere nella schiuma.
Lei coi capelli appena phonati, un chiodino di pelle cucitole addosso e braghe cargo a tre quarti, con fibbie di pelle scura. Bellissima. La ragazza di Brooklyn, che si è presentata al poverissimo pubblico di Bo con un inchino, attenta a non versare il tè, dalla mug che teneva in mano. E per un attimo l’ho vista simile a tante altre ragazze di NYC, che camminano per strada in una mattina gelida, che stanno con un capellone che lavora in un negozio di musica, ma che nel frattempo spera di fondare una nuova band, per sfondare.
Joan, nel ruolo della poliziotta. Ci ha fatto entrare nel suo mondo di musica, come una che vuole, e non che deve solo perché davanti a lei ci sono persone che hanno pagato un biglietto. Lo ha fatto permettendoci quasi di spiarla, in due o tre tracce solo voce e piano. Per poi riempire l’aria di tamburi e elettricità misurata, col resto dei suoi musicisti, piuttosto validi. La sua voce, leggera o quasi sguaiata, pesante nei bassi e soffiata nelle preghiere. Graffiava comunque, perché mai casuale. Lei era dentro la sua musica, tanto da commuovere molti di noi (ok, anche me e sister… ma noi siamo gay, abbiamo sempre un’attenuante).
Poi, saprete bene che cornflakesboy, tornato dalla sua trasferta odierna di Roma, posterà qualcosa di molto tecnico, da vero esperto. Io non posso. Non alla mia sister. A ognuno il proprio ruolo. Lui informa e critica. Io vaneggio, e solo perché ero lì, a passare una serata in musica.


Però, da scrittore in progress, vi regalo qualche parola della brava e bella Joan, che ieri ci ha dato con la sua musica. Com’è che la definirebbe qualcuno? Rock jazz, perché a noi gli ibridi sono sempre piaciuti molto.lo

ng as you follow me this is w Strip me I’m already threadbare enough to see the mark of blueprint in my makeup… mapping the gost in me. (Show me the life)

Joan sarà oggi a Torino, poi a Reggio Emilia e infine a Roma. Come dire.... fate vobis.

1 comment:

CornflakesBoy said...

meno male che ero io quello daltonico!!! La mia felpa era bianca candida!!!

Sei più sister(cecata) di quanto pensassi!