Thursday, November 09, 2006

Serrature

Una mattina di sole.
Ho aperto le finestre, e mi sono rimesso a letto. Ho quasi freddo, sotto le coperte. La città che mi cola attorno, scivolando nei rumori di chi vive troppo presto per me.
E tu che fai? Chissà se dormi ancora.
Chissà se hai già messo su un caffè, e agiti la testona mentre la musica suona forte in cucina.
Magari ti gratti il mento, come me. Magari hai messo in bocca una sigaretta, cercando un maledetto accendino che funzioni.
Hai visto fuori, quanta luce?
È così che succede che pensi a te. Mi immagino di vederti, di spiarti attraverso una serratura.
Ho tutte le tue parole scritte sulla mano, fino ai polsi. Quando le leggo mi rendo conto del loro senso. Una preghiera che assomiglia a una menzogna.
Ti vorrei gridare in faccia quanto mi fai incazzare, quando pensi di avere ragione su di me. Quando mi vendi le tue difese come fossero un verbo divino. Vorrei grattare con la spazzola di ferro tutta l’aria del mondo che lasci fra noi, e vederci vicini, con solo la verità.
Quella verità che ti è volata fuori dalla bocca, e che hai nascosto nelle tasche in fretta; per poi sperare che io non abbia fatto in tempo a vederla. Eppure.
Oltre la serratura stamattina ci sarai tu, seduto a pensare. Le tasche piene di cose non dette. E qualunque segreto che neghi al mio tempo.
Al di qua, invece, ci sarò io in silenzio. Contando i respiri.

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