Thursday, November 02, 2006

my sister

Non mi somiglia. Non siamo cresciuti insieme. Non ha nulla a che fare con la mia famiglia. Non lo conosco da più di sei mesi. Questo, per chiunque altro dotato di normale perspicacia, lo renderebbe un conoscente; o appena un amico, uno di quelli che guardi ancora con una certa diffidenza.
Eppure.
Quando vai via di casa presto, e ti rendi conto che è passato il tempo in cui tu eri solo un figlio desideroso di cure e premure, il significato di famiglia cambia. Scopri che sei tu a dover rassicurare una madre, a coinvolgere nel tuo mondo bislacco un padre distante. Che i tuoi fratelli, quelli di sangue per davvero, hanno la loro vita e le loro urgenze. Così, nella tua casa alla fine del loro mondo, sei costretto a mordere l’affetto altrove, ed è lì che altri fratelli e sorelle si siederanno alla tua tavola.
Ed è per questo che Matteo oggi è uno “di famiglia”. Pur non sapendo quali vergognosi pantaloni portasse al liceo, quanto imbarazzante sia stato il suo bulbo pilifero quando poteva ancora vantarne uno, e quante paure abbia scavalcato nei suoi anni di attese e desideri. Oggi di fonte a me c’è solo quello che mi riguarda…. Una sorella. My sister. Così, quando soffro per qualche stupida ragione, ho il suo sacco di parole e abbracci da slacciare.
La mia sister ascolta tanta bella musica; mia sister ha la fissa di andare in palestra, e fa un lavoro strano, che per tagliare corto potrei dirvi che ha a che fare con la pubblicità… la mia sister ha gli occhi di ghiaccio e ha un accento veneto che gli correggerei a suon di sganassoni… ma tant’è!
Mia sorella è proprio una forza, è bella e qualche volta fa la civetta (potrei dire scaldacazzi, ma so che si offende). Beve la sambuca illudendosi che la sua vita migliori, come tutte le alcoliste. Ma di anonimo lui non ha nulla… la mia sister è speciale.
La mia sister c’è sempre… e quando lo chiamo mi dice che non lo disturbo...mai. So bene che mente, ma è troppo carino per dire il contrario.
Adesso si è anche mezzo innamorato.. e io dico che sono contento per lui. Certo, per me che annego nella filologia del definire il mio rapporto con il “cagone”, non sarà facile quando a pranzo, uno di questi giorni, la mia sister mi mostrerà l’anulare e mi dirà: mi sono fidanzato! Io farò finta di commuovermi, quando in realtà piangerò per le mie umane disgrazie. E su quell’altare ci salirò anche io, al suo fianco per sorreggerlo nel momento del sì, quando sarà. Gli ho già spiegato che il color lavanda non mi pare indicato per agghindare noi damigelle. Ma considerando il piccolo dettaglio che la mia sister è pure un filo daltonica, penso che sono cazzi amarissimi… perché magari non sarò color lavanda… ma neppure un bell’arancione cangiante mi farebbe sentire a mio agio, ai piedi della croce. Sarebbe come gridare la mia dubbia moralità alle porte del regno dei cieli.

Matteo,
You are my sister And I love you
May all of your dreams come true

7 comments:

CornflakesBoy said...

Come ho già scritto nel mio blog. Ci sono alcune persone che da subito, dal primo sguardo ti rimandano questi sentimenti di “appartenenza” e “condivisone”. Persone che ti vanno benissimo con i loro difetti, che accettano i tuoi, che anche con un sms o un saluto di corsa di comunicano qualcosa. Persone con le quali hai la giusta sintonia per convivere delle cose. E per altro non hai la fretta di farlo oggi o subito, perché avverti che ci sarà il tempo giusto, che non c’è fretta, che queste persone ci sono (come ci sono sempre state) anche più avanti. Non ci saranno nuovi amichetti più alla moda, fidanzati gelosi, lavori pressanti che gli impediranno di rapportarsi a te con l’intensità e il giusto mix di ironia/sarcasmo/consapevolezza che te li fanno sentire vicini proprio come …. una sister, proprio come Antony e Boy George

SEI MIA SORELLA
(You Are My Sister)

Sei mia sorella,
noi siamo nati così innocenti così indifesi,
a volte siamo stati amici altre invece io ero così crudele,
ma ogni notte ho pregato perchè tu potessi essere accanto a me
mentre dormivo e avevo così paura del buio,
tu sembravi muoverti senza paura nei luoghi che mi spaventavano
vivevi il mio mondo in modo così liberamente,
protetto solo dalla gentilezza del tuo animo.
Sei mia sorella e ti amo per questo,
possano tutti i tuoi sogni realizzarsi.
Noi sentivamo di essere così diversi eppure così simili
nel corso degli anni,
nei nostri sorrisi e nel modo di affrontare i nostri dolori,
quanti ricordi, ma ora non c'è più nulla di bello in quei ricordi
solo facce e mondi che nessun'altro all'infuori di noi
mai conoscerà più
Sei mia sorella e ti amo per questo,
possano tutti i tuoi sogni realizzarsi,
ti auguro questo
e si realizzeranno, si realizzeranno.

Casa_Libera said...

Che dire. Conosco anche io Matteo da pochissimi mesi, merito di TOM, di alcuni commenti condivisi. Poi qualche mail, qualche sms, qualche telefonata un po’ “stitica”, due o tre bicchieri di vino bevuti in occasione di suoi viaggi a roma per lavoro, altri sms, altre telefonatine.. Insomma, un conoscente.
No. Un amico.
Io so che Matteo c’è. Lui credo che sappia che io ci sono. Lui sa che io sono una vecchia zia, accasata e in carriera, non una sorella e si relaziona così con me. Io lo vivo come un amico lontano, che vive dall’altra parte del mondo, che ogni tanto risento e con il quale ricomincio ogni volta a parlare di quello che ci siamo detti la volta prima, magari mesi prima. Insomma, un amico.
E come amico sono felice che Matteo abbia un amico come te, capace di scrivere per lui quello che ho letto.

Alec said...

C trullo... anche con me all'inizio Matteo ha fatto il sostenuto sai? Una volta per convincerlo a fare un salto in un locale, gli ho promesso un abbraccione e lui, di tutta risposta, ha pensato bene di rispondermi: "un motivo in più per non venire"! Sai, i veneti! Bisogna un po' insegnarglielo l'affetto! Grazie di essere passato da qui. Tutte le vecchie zie sono ben accete, sempre!

Umberto66 said...

Scusate se intervengo nel vostro "trigono" letterario (esiste proprio questa parola?), ma mi sento chiamato in causa in quanto veneto doc. E' vero che in generale non siamo molto calorosi ed espansivi, ma cerchiamo di evitare delle classificazioni così prevedibili, anche perchè la nostra passionalità deve essere sufficientemente "stimolata"! Inoltre, bisogna essere in grado di distinguere tra sensibilità e spirito di battuta.
P.S.: devo ammettere che anch'io avrei risposto allo stesso modo, anche se non sono un freezer dei sentimenti!

Casa_Libera said...

mamma li veneti! per chiarire il tuo punto di vista, umberto66, mi stai dicendo che stimolo poco, io? :-) vabbè, vibro poco, ma sono bello grosso però! (la battuta pecoreccia è accettabile solo sapendo che ho un aspetto ursino!) In quanto all'abbraccione io me lo saperi preso e portato a casa comunque. Sarà che sono di origini pugliesi e pertanto portato al folklore? :-)

Alec said...

Umberto su dai dai! Non è il caso di offendersi! Anche perchè VOI veneti mi siete davvero simpatici! Avete o non avete inventato lo Spritz?
Però, attenzione, la Puglia is another thing! Pizzica, salento, vino rosso.... (C-trullo mi seduci in un attimo solo... hai visto?)

Si fa tutto per ridere eh? Io, che sono sardo, me ne sento dire di ogni! Sono addirittura pronto a un singolar tenzone, se istigato!

Umberto66 said...

Tranquillo, non mi sono certo offeso per così poco! E' che da un po' di tempo ho una specie di crisi di "regionalità". Ti, o ve ne spiego la ragione: da un bel po' di tempo quando vado a fare la spesa o vado in uffici pubblici varii, la maggior parte delle persone o degli utenti che trovo in circolazione sono non italiani, o in parole povere extracomunitari, dai storici africani ai più recenti indiani e europei dell'est. Dunque, non sono mai stato razzista, o così almeno credevo, e non appartengo di certo all'area di centro destra, ma da un po' di tempo questo fatto mi dà fastidio. Non so se sia perchè inevitabilmente il tempo di attesa quando si è in coda diventa sempre enorme, o perchè non c'è più la possibilità di scambiare quattro parole con chi condivide con te la lentezza della burocrazia statale (e limitiamoci a questo!) ma in fondo in fondo credo che la ragione sia semplicemente la perdita della propria identità locale, cioè delle facce che conoscevi, con cui sei cresciuto, delle parole che hai sempre sentito e perfino degli odori che ti erano familiari. A proposito di questo, ti ringrazio perchè mi hai fatto ricordare quando da bambino andavo a prendere lo spritz sulle "barachette" della spiaggia di Jesolo con mio papà, una delle poche cose che facevamo insieme. E me ne ricordo il sapore, fresco e dissetante, e il caldo profumo della spiaggia. Caspita, mi sa che ho anche una bella crisi di mezz'eta!