Monday, December 18, 2006

Incipit

The nun's bride


Spalle al muro, nuda. Mi guarda come non riuscisse a respirare o temesse il peggio. La luce del bagno, pallida e anonima al neon, la segna impietosa nel poco peso che vanta, e nei solchi dei suoi propri abusi. Le chiedo che pensa di fare, mi risponde che starà lì finchè la guerra non sarà finita. Le chiedo se ha voglia di dormire e mi dice che non potrebbe mai.
Ha la bocca socchiusa, e gli occhi non sono più i suoi. Si è persa, seguendo un coniglio attraverso porte sempre più strette. Ha creduto alle promesse, e si è tagliata i capelli corti. Gennaio pulsa come una strobo alla finestra, e le luci di questa città ci scivolano affianco, appena per poter riuscire ancora una volta a dare un nome al mondo.
Io sono la donna che l'ha salvata, e lei è la donna che mi porterà all'inferno. Mi dirà che quella è casa sua, e io disferò le valigie.
Io sarò florida come una sposa. Lei si drogherà ancora, e decideremo volta per volta chi potrà essere. Se il mio uomo, o la mia bambina da curare. Da piccola, sognavo di avere le trecce e un cavallo nel giardino. Oggi scavo la nuda terra; sbuccio la pelle di chi incontro per sapere se esiste ancora un qualcosa capace di uccidermi.
E lei è davanti al cesso, sporca come un gatto bastardo del vicolo quaggiù. Non so di che si è fatta, ma si sta consumando. I suoi contorni sono già più incerti. Mi ha confessato che avrebbe voluto farsi suora qualche tempo fa. Ha avuto la peste, la povertà che l'ha soprafatta. Non ha avuto la clemenza dei cieli, né il perdono.
Vorrei che morisse adesso, qua, in questo bagno gelido. Mentre la guardo. Sarei io l'unica testimone del suo passaggio.

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