Wednesday, April 04, 2007

Back to me


Mi sentivo oppressa dalle coperte pesanti del mio letto. Lo stesso letto dai pomelli rotondi, dentro il quale ero cresciuta. Ma non abbastanza. Non ancora, almeno. La notte non copriva la paura. Il bruciore delle tempie. Pensavo all'inganno, a quanto mi sentissi imbrogliata dentro la sua bugia. Eppure. Eppure l'avevo sentito piangere. Cos'era esattamente? La forma perfetta del suo sesso nascosto dalle mani. Era la mia stessa forma, protetta, interna. Precisa come una malformazione non potrebbe essere. Un taglio esatto, e incomprensibile.
Marte, aliena e ruvida specie di sagittario. Una bestia celeste. Un mostro.
Quella notte il mio naso rimase chiuso, premuto sul cuscino. Fissavo il buio, cercando di prendere sonno. Mi sentivo legata a quell'umore, come mai prima di allora. Cos'era esattamente? La riva di un mare nero, dentro il mio primo sogno. Un mare dove i pesci mordevano le caviglie, fino a deturparti l'anima. Un mare di sconforto, di abbandono e solitudine. Era la mia speranza, la caduta libera verso l'inesplorato. Sulla superficie galleggiavano brandelli di corpi umani. carcasse di donna e di uomo, fusi insieme in alchimie impressionanti. Un pesce rabbioso mi raccontò all'orecchio che Marte era il re di quel mare scuro. Sedeva su un trono fatto di diverse combinazioni. E sdegnava le mie grida di aiuto.Il giorno mi svegliò, lasciandomi dentro l'inquietudine, come un odore. Nuovo.

" Amore... hai dormito male? Sembri sconvolta....
" Solo un brutto sogno, mamma...
Pesavo la realtà e il sogno. Sicura di cosa fosse peggio. La mia fuga mi aveva portato dentro la vita di sempre. Potevo dimenticare forse. Eppure il suo pianto, mi lasciò dentro l'eco. Un collare a strozzo che mortificava i miei slanci, verso i soliti amici, il solito lavoro, le solite attese.
" Che programmi hai oggi Lidia?" chiese mia madre, sbucciando un'arancia.
" Passo in studio... poi vedo!
Ogni parte di me, anche la più piccola, si convinceva che avrei sofferto. Spalmavo sul pane confettura di albicocca. Lucida, quasi brillante, rifletteva il mio viso distorto. Tornata nel mio mondo anch'io come aliena. Sembrava tutto diverso, scomposto. Troppo silenzioso.
Iniziò a nevicare. I passi corti dei bambini, i tetti umidi, le ore brevi del giorno, ognuno di noi si preparava alla posa dell'inverno. Io fremevo, come ali di cicala sulle mie palpebre.

4 comments:

Casa_Libera said...

vabbè, io ci rinuncio...

Alec said...

Rob... hai perfettamente ragione. Sono una chiavica! Dai, prometto che mi impegnerò di più! va bene?

Casa_Libera said...

chi mi sta scrivendo: Edy, Emy o Ely? perchè la risposta cambia, sai...

Casa_Libera said...

bhè...