Saturday, April 14, 2007

07. you learn. mp3


Ho un’immagine di me, vecchia di dodici, tredici anni. L’aria del mediterraneo era il mio cielo. E le strade che camminavo, erano strette e umide di sera. Sempre in sella al mio motorino rosso, sbeffeggiavo le raccomandazioni materne, e non mettevo mai il casco. E in più, da vero incosciente, avevo sempre le cuffiette del mio walkman alle orecchie. Erano i tempi in cui i cd erano non dico un lusso, ma quasi. Registravo dalla radio le mie canzoni preferite. E ogni mese avevo la mia top-ten. Ma un anno, per un intero inverno, fu diverso. Pulii il garage di mio padre, ed ebbi come ricompensa i soldi per compare un disco. Niente più speaker a inquinare le pause fra una traccia e l’altra. Niente più scossoni o distorsioni. Una cassetta che durava circa cinquanta minuti. Era il 1995 e trovai la mia ossessione. Si chiamava “jagged little pill”. Era davvero musica per le mie orecchie. Perché la rabbia di quella ragazza, andava parallela a un’inquietudine che io provavo. Erano sentimenti probabilmente diversi, ma che venivano a galla nonostante tutte le remore e le resistenze.
Alanis Morissette divenne i mio cristo segreto. Da ascoltare. E ogni cosa mi circondasse, pareva essere già spiegata in quelle tredici canzoni. Da lì a poco mi sarei innamorato. Avrei finalmente scoperto angoli di me fino ad allora solo immaginati. Quel disco, quella musica fu come il mio training.
Negli anni successivi ho provato altre passioni simili. Ho consumato cd interi, che oggi suonano in maniera piuttosto discutibile. Ma nessun’altro disco ha provocato lo stesso impatto in me. Era l’esatto suono della mia libertà, della mia emancipazione.
Dopo dieci anni Alanis ha rieditato quel suo primo lavoro, in maniera morbida. Rendendo un suono acustico a quelle parabole. Io l’ho scoperto solo da poco, meravigliandomi anche di questo. Posso dire che quel che è seguito a jagged little pill, non era del tutto apprezzabile. Il classico caso in cui gli esordi hanno un significato, e quel che viene dopo è il faticoso affanno verso la conferma perenne. Difficile che fosse così facile. Io fui solo uno dei ventiquattro milioni di persone che comprarono quel primo disco. E capisco sia probabile scontentare qualcuno, nel cammino che prosegue.
Alanis, comunque, mi ha insegnato a intendere ogni cosa che ci accade, come un insegnamento. A non temere che la fiducia manchi, il giorno in cui ci sentiremo solo sfortunati. A quindici anni ho imparato come tutto accada per qualche ragione, e che da quella ragione si possa fare risorsa.
Così, per l’ennesima, mi rendo conto di quanto abbia ragione. Nell’aver superato un’altra boa, nell’aver misurato il mio amore, e fatto vibrare la nota che può raggiungere nella sua estensione.
E come imparo io, impara anche lui. Quel lui di cui tanto parlo. E che mi è così vicino.
Gli amici si raccontano, e io ascolto. La lezione è sempre la stessa. Fatta di cose piccole, su molte delle quali il nostro mondo si regge in piedi.
Stare insieme, dividersi, spiegare, è una lezione per tutti. La sola traccia, che commuove e tiene strette le mani attorno alla vita dell’altro, è la voglia di imparare, ignorando la fatica. Finché si può.

You live, you love, you cry, you lose, you bleed, you learn.

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