Friday, February 15, 2008

rosa rosae rosae rosam....

Oddio. Mi sono svegliato e non volevo crederci. Ma com’è possibile che la rosa di san Valentino sia già morta? NO, abbiate pazienza, qualcuno a questo punto mi deve delle risposte! Quanta vita avrà? Trentasei ore? Bene, fottura rosa, forse non sai che io sono circa vent’anni che aspetto che tu ci sia, nella mia casa, nella mia vita. Lazzaro alzati e fiorisci. Sì, fiorisci e germoglia per i prossimi sei mesi. Ti concedo eventualmente un minimo avvizzimento in prossimità della calura estiva, ma bona!
Eh? Che dite? Ah già, sì alla fine la rosa me l’ha regalata. Me l’ha allungata distrattamente mentre io squittivo. Il verso era più quello che Daril Hanna fa, nella sua encomiabile interpretazione, in “Splash, una sirena a Manhattan”. Insomma, stringando, io gioivo. Lei, la rosa, era di un bel rosso rubino, molto passion, molto tadaaaan, d’effetto.
Io non ho neppure un vaso in casa. Diciamo che la mia abitudine nel ricevere fiori ha un tasso di frequenza simile alla temperatura di Alghero… ovvero non rilevabile!
Così mi sono arrangiato. E, come scrive il manuale della non più giovanissima prociona, ho infilato lo stelo dentro una bottiglia di vetro. Era così decadente, così “di fortuna”. Molto squatter. Era perfetta. Mi sono addormentato guardandola, e promettendomi che non avrei giudicato il mio fidanzato mai più, o almeno non prima di avere davvero una ragione.
Quella rosa è il simbolo che gli imprevisti succedono, se si smette di sperare.
Non poteva avere altro destino, se non la morte! Ora me ne rendo conto. È talmente semplice, prevedibile, che non so perché mi stia stupendo.
Ma un fatto è davvero accaduto: lui è uscito dal lavoro, stanco e strascicante. E ha avuto l’adorabile idea di fermarsi da un fioraio sulla strada, per me. Per farmi contento. Contro ogni sua idea di stucchevole abbrutimento. Per un attimo ha dovuto fingere di essere umano, romantico, comune.
Non deve essere stata una passeggiata di salute. Immaginatevi la fioraia. Avrà pensato: ecco l’ultimo della giornata, uno dei ritardatari. Comprerà una rosa per la sua fidanzata (e qua mi si inorgoglisce il petto), che avrà preparato una cena per lui, di ritorno dal lavoro (oddio, sì, sono io.. quella stronza col grembiule e le dosi di sale sbagliate… signora fioraia sta parlando di me, più o meno). Lui avrà bestemmiato per il rincaro delle rose, giustapposto il 14 febbraio, e sarà ripartito sui viali dimenticandosi le quattro frecce accese, quattro. Cupido ce fai una pippa!

Insomma, muori rosa bastarda, che tanto con tutte le sigarette che mi fumo nei ritagli del tempo non avresti mica avuto una vita sana. Il miracolo è già avvenuto. E comunque non ditelo a nessuno, però a me i fiori manco piacciono. Ma qua si sta parlando di impegno, di amore,... e soprattutto di quanto io sia diventato bravo a fare gli occhi dolci, a ricevere senza dover più manco fiatare! beh!
Sant'uomo... qualcuno se lo ricorderà per questo.

2 comments:

CornflakesBoy said...

Ringrazia quella rosa che la sa più lunga di te! Ha fatto bene a schiattare, così non ti abitui ad averla. Non la dari per scontata. Anzi resteri "in fregola" fino al prossimo omaggio floreale!

Anonymous said...

Tesoro quanto mi piace leggere quello che scrivi, anzi scusa... siamo sinceri... sono proprio invidiosa del tuo stile fin nell'osso sacro e per questo ti schifo! Ti amo!