Monday, January 28, 2008

Daiamon's epiphany

“Per cui se succede che qualche argomento rimane silente o qualche risposta sia un poco sfuggente, sappi che a volte nella mia testa cade una grandine molto violenta. Forse passeggera, ma poi ritornerà. Tu non aspettarmi, preparati pure un sandwich.”

Questa frase di Cristina Donà mi è parsa perfetta. Un incipit sconclusionato, per ripiegare questo lungo silenzio ingiustificato. Perché sì, oggi va molto di moda dire che si è stati in rehab. Ma no, they didn’t try to (cito la Winehouse, notate la sottigliezza please). Oggi tira di brutto alludere a qualche intervento chirurgico più degenza debilitante, ma aridaje no. So “bbella” de mio.
Solo che… la dico proprio tutta: mi andava di starmene un po’ in silenzio. Non che ci fosse davvero qualcosa da risolvere, ma il mio piccolo mondo aveva qualche screpolatura, che non sapevo raccontare. Così ho fatto in modo che l’universo, il mio almeno, tirasse fiato.
Ho questa maledetta idea di perfezione di ogni cosa, che finchè ero sbarbo era anche una cosa carina. Oggi assomiglia più a una patologia scomoda. Lo so! E vabbè. E il silenzio mi aiuta; mi da il tempo di accettare quel che di me vorrei che cambiasse. La mia eterna rivoluzione.
Ora di certo non mi spaccerò come persona nuova. Figurarsi! Sono il solito casino. Però ho meno peso sulle spalle. Quindi: buon per me. Vai a capire come ci sono riuscito.

Il mio cuore è sempre lì. Ha un po’ più spazio ora, per crescere. E l’amore insegna, è proprio vero! Per quanto ingrato sia il muro col quale in continuazione mi tocca incappare, di capoccia, alla fine della giornata Luca mi sembra la cosa più immediata, normale, pulita e spontanea che mi stia davanti agli occhi. Credo dipenda da tutta la fatica spesa fin qua. No, non è stata esattamente una passeggiata di salute. Vedete, è cosa chiara a chi mi conosce che l’amore che vivo è indomito, in quanto ha superato pronostici altamente disfattisti. Il segreto non l’ho capito neppure io, che difficilmente lascio qualcosa dietro le spalle senza rifletterci un po’ sopra. Forse l’unica spiegazione è che le cose accadono; forse la Bertè ha ragione nel dire che l’amore… ti sceglie. E fanculo gli innumerevoli esperimenti di ognuno. E so che in molti fuori da questo foglio, da questa pagina, mentre io scrivo, pensano di non essere stati capaci abbastanza. Ma non è una sfida.
Sapete che c’è un luogo in ognuno di noi, che ci riguarda? Si chiama Daiamon. Una riva che sta oltre l’anima. Una tasca profonda della nostra pancia. Ci sono tutte quelle cose che non possiamo toccare, ma che conosciamo bene. Le nostre paure, i nostri bisogni, le nostre disfatte. La nostra mano arriva solo al bordo di questa piega di noi. Inutile cercare di allungarci le braccia.
Il punto è che ci si può fare a pugni una vita col Daiamon, ma sarà tutto tempo perso.
Quando qualcuno di noi fugge, non deve essere sorpreso. Dentro la tasca ci sono tutte le risposte che spiegano i nostri perché. Ma, piuttosto che in conflitto, io suggerirei una resa. Un’ammissione sincera di quello che ci imbavaglia le volontà. Perché tutti abbiamo le mani legate, superati i confini del nostro tracciato. E l’amore, per esempio, non ha destinazione alcuna.
E ti immagino con il cuscino appena premuto sul viso. Magari riesci ad addormentarti prima di ieri notte. Magari il tuo respiro caldo ammorbidirà la fronte, stretta nella piega del tuo dubbio.
Mi piacerebbe che scoprissi da solo, e presto, quanta vita ti arriva addosso di corsa.

Così, alla fine, ho deciso di cambiare casa. Ho pesato le idee, e ho scoperto che sono più grandi di quanto credessi. Le mie quattro mura mi sembrano così strette adesso. Mi hanno pagato per un lavoro di scrittura. Non un granché, ma quando la mia passione diventa soldo la mia mania di grandezza diventa obesa, più del solito intendo. Con questi soldi mi piacerebbe comprare un violoncello. Ho sempre sognato di imparare a suonarlo. Un onda grave, di suono armonizzato, dentro mura più ampie. Che bel domani che sarebbe. E perché non dovrebbe esserlo? Mi ci vedo, seduto e contrito come un musicista intenso, mentre Lu scola la pasta e decide in segreto come sbarazzarsi dell’archetto.
Ecco un’altra cosa che farebbe della mia vita… la mia vita.

Tutto sommato, quindi, me la cavo.
Vi abbraccio; mi siete carissimi quando vi preoccupate per me.

3 comments:

Anonymous said...

bene...
capitata qua ricercando cose su cristina donà.. ho letto delle cose che ho scritto esattamente nello stesso modo qualche gg fa, ed ho pensato vuoi vedere che la mia coinquilina mi ha fregato il quaderno e s'è fatta un blog...ho detto cazzo, mi sono detta anche io che ricerco sempre maledettamente la perfezione, ed alla fine quello che mi sta succedendo è che sto lottando con la voglia delle mille parole ed invece mi piomba addosso solo silenzio e mi sembra di impazzire..ed alla fine ho scelto anche io di cambiare casa.
vabè ho scritto di getto, ho letto di corsa perchè alla fine del post m'aspettavo mi chiamassi x nome e mi dicessi "ooo..sto parlando di te cretina", quindi magari nn si capisce nemmeno niente da quello che ho scritto..
sono solo rimasta sorpresa dalla contemporanea presenza di simili dettagli nella mia vita...
con questo...ciao, i.

Alec said...

Cara Misty, spero tu possa inciampare di nuovo sulle mie parole. E magari riconoscerle, o magai no!

Casa_Libera said...

Signora mia bentornata alla scrittura; detto da chi è in una pausa di riflessione blogghiana lunga mesi, è tutto dire.
Non starò a farti i complimenti e le felicitazioni per essere riapparso, dovrei alternarle ai rimbrotti per essere sparito.
Non ti dirò che Cristina Donà è l'incubo della mia vita: il mio fida l'adora ed io non la sopporto (per partito preso però, non ho mai ascoltato veramente la sua musica).
Non ti dirò nemmeno che "daiamon are a girl best friend" per non svelare che sono ignorante e che non so nemmeno come si scrive la parola diamante nella lingua di Lady D.
E che ti dico allora?
Che "cambiare" usa da queste parti. Anche io ho cambiato casa, solo cinque mesi fa, ma già sto progettando di farlo di nuovo, così come sto progettando di cambiare pc, occhiali, amici... (bhè, non drammatizziamo, gli amici solo qualcuno, dai). Spero con l'aiuto di tutti di cambiare l'Italia alle prossime elezioni, se solo mi facessero credere che il mio voto servisse a questo scopo davvero.
Spero di cambiare la mia linea, il colore dei miei polmoni, la sparuta peluria che c'ho in testa. Spero di non cambiare fidanzato, né città, né affetti.
Insomma spero di inciampare nel mio daiamon, di finirci dentro, di immergermi in lui e di guardarlo negli occhi; se ci guardassimo davvero negli occhi, io e lui, non credo di essere io il primo ad abbassare lo sguardo........