Venerdì è uscito “La finestra”, nuovo lavoro dei Negramaro. Etichette Sugar.
Chi mi conosce bene sa perfettamente quanto io stessi aspettando questo momento. Sono sempre stato un loro fan, ancora prima del fortunatissimo insuccesso sanremese di Mentre tutto scorre. Non sarà per me il tentativo di confermare il loro talento. Non ho dubbi, considerando che vivo in uno stato di venerazione per i sei ragazzi di Copertino, Italy.
L’unica speranza che conservavo era che questo disco fosse sulla stessa scia dei precedenti, con la sicurezza che i suoni sarebbero stati di maggior qualità, considerate le vendite e gli introiti degli ultimi due anni. Beh, attesa perfettamente soddisfatta. Da quel che si legge in giro, la registrazione è avvenuta a San Francisco, per mano di un grande della musica italiana, Corrado Rustici. E tutte le quattordici tracce sono state impresse su bobina, dando un effetto di musica suonata dal vivo, in presa diretta, probabilmente limitando anche le possibilità di rimasterizzazione infinita che il solo digitale garantisce. Si percepisce un alto livello di concentrazione sull’esecuzione di ogni singolo brano.
A un primo ascolto, l’omogeneità del disco pare essere un felice compromesso dei due dischi precedentemente pubblicati. Come fosse la terza parte di un trittico, tesi antitesi e sintesi. Riconosco la cura del sintetizzatore perfettamente giustapposto, alta sofisticazione delle corde acustiche, che in 000577 presentava la band al mercato. Riconosco le liriche immaginifiche, e la crescita del suono mentre la traccia trova la sua fine, smorzata in enfasi da falsetti a piena voce di Giuliano, in grandissimo spolvero. Tutte caratteristiche sempre più acute, invece, proprie di brani come “Solo 3 min”, o “Ogni mio istante” , “Estate”, “Solo per te”, contenuti in “Mentre tutto scorre”, anno duemilaecinque.
La struttura della canzone in linea di massima è in divenire. Si aggiungono suoni man mano che la storia che ci viene raccontata (a più livelli) cresce di densità. Le liriche sono dialogo diretto, rivolto al tu che ognuno di noi ha, o aspetta. E i toni di questa visionaria conversazione sono di autoaffermazione, di bisogno di definire il proprio sé. Ogni canzone cerca la propria dimensione di contenuto, come se cercasse delle risposte. È un vero e proprio inseguimento tra musica, toni sospesi, e Giuliano che , sempre in primissimo piano, fa cenno a tutto il resto di inseguirlo, in traiettorie che spesso virano, si modificano “sul più bello”, diventando meglio. Incredibilmente meglio.
Disco che rappresenta i primi minuti d’amore, quando tutto ci sorprende. Ci eccita e ci rannicchia in qualche pensiero. Tachicardiche marcette di suoni accentati e fiati a ritmo, così come scioglievolezza di ballads sussurrate all’orecchio teso (improponibili per qualunque voce normale da karaoke, mannaggia).
Questi ragazzi sono amici, e si vede. Si portano le orecchiette della mamma in valigia quando vanno in America per lavoro. Fanno della loro musica il loro intimo manifesto. Evitando magari di sforzarci per ricercare somiglianze con qualcos’altro, qualche altro suono, qualche altra band (vizio italiano dei più antipatici). Non c’è indecisione, né bordi friabili. I Negramaro sono un progetto sin dal loro principio. E nulla è cambiato.
Voto (sister insegna):
stelle pleiadi su cinque.
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3 comments:
commento volutamente off topic: mi giunge voce che anche tu, come la siteraccia tua, non verrai a roma per il pride: vergogna!
non so se scriverò ancora commenti nel tuo blogghe. :-)
sapessi perchè non vengo.... mi perdoneresti! ne sono sicuro! ;)
see, sono sempre in attesa di sapere perchè non sei venuto! :-)
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